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Feb2022

STREET ART OVVERO L’ARTE CHE (UNA VOLTA ANCORA) SFIDA IL DIRITTO – PARTE III

Concludiamo l’approfondimento dedicato alla street art e agli strumenti con i quali il diritto penale affronta il fenomeno, con la testimonianza della Dott.ssa Annalisa Palomba, Giudice del Tribunale di Verbania, che si è occupata di numerosi casi in materia.

Dopo le domande relative agli strumenti investigativi specifici utilizzati per questa tipologia di reato e il focus sui criteri per stabilire se si tratti di opera d’arte da “conservare” – e sulla quale addirittura la comunità potrebbe vantare un diritto alla fruizione in quel nuovo spazio “museale” (?) che diventano le piazze, le strade, i muri ­– ci soffermiamo su un altro aspetto, correlato, di particolare interesse anche per le amministrazioni pubbliche (locali) ovvero quale possa essere la risposta punitiva in alcuni casi specifici. «In uno dei casi dei quali mi sono occupata quando ero Sostituto Procuratore a Varese, che ha visto il coinvolgimento di ragazzi giovani e giovanissimi nell’«imbrattamento» di numerosi edifici della città varesina, la questione è stata risolta in fase di indagini preliminari con la richiesta di archiviazione per particolare tenuità del fatto, ex art. 131 bis c.p. (istituto che in presenza di occasionalità del fatto, assenza di precedenti penali, mancanza di particolare gravità della condotta o del danno e in presenza di limiti edittali ben precisi consente di assolvere l’imputato). Ai ragazzi è stato imposto di ripulire le aree imbrattate, sotto la sorveglianza della Polizia locale: con lavori di pubblica utilità sono stati compensati i danni arrecati alla collettività. Il fenomeno street art, con tutte le contraddizioni che esso comporta e alle quali in parte abbiamo accennato, impone una riflessione, anche di natura sociologica, decisamente approfondita e “contemporanea” che, nel rispetto di diritti differenti se non opposti, sappia prevenire o comunque gestire il fenomeno, riportandolo, per quanto possibile, alla legalità. Sempre più numerosi sono, infatti, i progetti che, nelle grandi città così come nei piccoli comuni, cercano di trasformare l’illegalità del writing (anche se il proibito resta comunque uno dei fattori caratterizzanti la sfida, tra le crew e nei confronti della società, a volte del capitalismo, delle politiche dominanti..), attraverso il coinvolgimento dei giovani in un’ottica educativa, di avvicinamento e coinvolgimento, affinché si sentano protagonisti di una ormai consolidata modalità di comunicazione artistica, trasformando la sfida, perdente per tutte le parti coinvolte, in una forma di arte che sappia e possa dialogare con lo spazio pubblico e con la comunità che lo abita e lo risignifica quotidianamente».

Sull’argomento si rinvia a T. ZANETTI (a cura di), Il bello e il giusto. Sulla tutela del patrimonio culturale e la sua fragilità, San Paolo 2019. Nel volume è presente anche un approfondimento molto autorevole dedicato al lavoro di pubblica utilità.

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