15
Dic2022

LA RESTITUZIONE DI UN’OPERA D’ARTE (TRAFUGATA) TRA DIRITTO E MORALITÁ

a cura della Dott.ssa Tiziana Zanetti

La storia, fin la più antica, testimonia vicende di opere sottratte con violenza ad un popolo in occasione di conflitti armati, genocidi, dominazioni coloniali…Purtroppo neanche la contemporaneità risparmia il patrimonio culturale da aggressioni tanto gravi e deprecabili, che si collegano spesso (anche) al traffico illecito di beni culturali, argomento che abbiamo citato più volte in questa sede.

Differenti i contesti e le motivazioni delle violenze, così come le reazioni contrarie e i risultati finali delle “azioni di restituzione” delle opere sottratte: da quella ante litteram condotta dall’eroe moderno Antonio Canova (del quale ricorre nell’anno in corso il bicentenario della morte) alla recentissima “apertura” da parte del British Museum,anche a seguito della pressione da parte dell’UNESCO, verso la restituzione dei “marmi Elgin” dopo secoli di diatribe.

Vale la pena ricordare alcuni dei riferimenti normativi principali partendo dalla precisazione che è il diritto internazionale, quello pattizio in specie, a rappresentare la dimensione imprescindibile di dialogo tra gli Stati e di adozione di provvedimenti.

Innanzitutto, la Convenzione per la protezione dei Beni Culturali in caso di conflitto armato (L’Aja, 1954) seguita dai Protocolli additivi; dipoi, in tempo di pace, la Convenzione concernente le misure da adottare per interdire e impedire l’illecita importazione, esportazione e trasferimento di proprietà dei beni culturali (Parigi, 1970) e ancora la Convenzione UNIDROIT (Roma, 1995).

Ricordiamo che in base alle suddette Convenzioni gli Stati contraenti possono stipulare trattati bilaterali, come quello concluso nel 2006 tra l’Italia e la Svizzera. La questione, molto complessa e delicata, della restituzione impone oltre all’applicazione della legge, al rispetto di principi che si sono affermati e ormai consolidati nella prassi internazionale, al dialogo tra gli Stati e all’adeguamento dei diritti interni, un impegno “morale” che, come spesso accade per il patrimonio culturale, rappresenta una delle grandi sfide del presente e del futuro partendo dalla convinzione dell’«importanza fondamentale del patrimonio culturale e degli scambi culturali per promuovere la comprensione tra i popoli, nonché della diffusione della cultura per il benessere dell’umanità ed il progresso della civiltà» (dalla Premessa della Convenzione UNIDROIT).

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