23
Mar2023

IL VINCOLO DI DESTINAZIONE D’USO DEL BENE CULTURALE

Per la conservazione dell’integrità materiale del bene e del suo essere testimonianza di valori immateriali

a cura della Dott.ssa Tiziana Zanetti

Le previsioni del D.lgs. 42/2004 in materia di vincolo di destinazione d’uso di un bene culturale riguardano solo la sua conservazione materiale o anche la trasmissione dei valori in esso incorporati, che lo rendono una “testimonianza vivente” di tali valori e delle correlate manifestazioni culturali immateriali? Più in generale: la normativa italiana in materia di tutela del patrimonio culturale si occupa dei beni culturali “non tangibili” e della loro “immaterialità”?

Questioni fondamentali (anche) per il Diritto della Cultura che la sentenza dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato n. 5 del 13 febbraio 2023 contribuisce a chiarire esaminando il “vincolo culturale di destinazione d’uso”, come disciplinato dal combinato disposto degli articoli 7 bis, 10, comma 3, lettera d), 18, comma 1, 20, comma 1, 21, comma 4 e 29, comma 2 del D.lgs. 42/2004.

Su questo istituto ci concentriamo.

Dopo aver richiamato i tre principali orientamenti giurisprudenziali sull’ammissibilità del vincolo, l’Adunanza ritiene di aderire al terzo che lo considera ammissibile “previa adeguata esposizione delle ragioni che ne sono alla base” considerandolo “maggiormente conforme agli obiettivi di interesse generale sottesi alla tutela dei beni culturali, oltre che coerente con il quadro costituzionale di riferimento”, che considera il “patrimonio culturale quale elemento di formazione, promozione e trasmissione della memoria della comunità nazionale”.

Tra le considerazioni generali sul patrimonio culturale, indispensabili anche per perimetrare l’oggetto e il contenuto dei poteri ministeriali esercitabili in materia di tutela del patrimonio culturale previsti dal D.lgs. 42/2004, il Collegio richiama la nozione di bene culturale nella sua versione “dinamica e moderna” ed evidenzia che “(…) a fronte di tale ampiezza di significato deve corrispondere la maggiore estensione possibile, a legislazione vigente, delle forme di tutela previste dall’ordinamento (…) senza limitarsi alla sua consistenza materiale, ma considerandolo globalmente, per i valori culturali che esso esprime e reca in sé”.

Questa visione unitaria e inscindibile del bene culturale invita dunque all’individuazione – in concreto – degli elementi costitutivi delle “espressioni di identità culturale collettiva” (art. 7 bis, D.lgs. 42/2004) nonché del legame “funzionale” ed “evocativo” tra la res e tali espressioni. Locali storici, eccellenze enogastronomiche, convivialità, socialità (richiamando l’oggetto dell’ordinanza di rimessione all’Adunanza Plenaria): sul loro valore culturale nel nostro Paese ovviamente torneremo.

Copyright © 2023 Studio Legale Salvemini, Tutti i diritti riservati